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Cosa hanno in comune Pio XII e Roger Scruton?

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Anna Tortora

“Un tempo avevano dato coesione spirituale all’Europa, la quale, educata, nobilitata e ingentilita dalla Croce, era pervenuta a tal grado di progresso civile da diventare maestra di altri popoli e di altri continenti”.

Pio XII, Summi Pontificatus.

Sir Roger Scruton è venuto a mancare nel Gennaio 2020. È stato un accademico, filosofo, curatore, scrittore, giornalista, compositore e uno dei pensatori britannici più controversi.

Un personaggio “scomodo” perché non allineato al pensiero unico dominante, strenuo difensore della cultura occidentale a cui molto spesso ha lanciato critiche.

È stato uno dei firmatari della Dichiarazione di Parigi del 2017, un vero atto d’amore della civiltà europea alle sue radici. Questo atto d’amore che gli fece affermare più volte che in Occidente ci fosse un eccessivo decadimento culturale.

Un vero cristiano che però non ha mai fatto battaglie fideistiche “La vera ragione per cui le persone sono conservatrici è che sono attaccate alle cose che amano e vogliono preservarle da abusi e decadimenti. Sono attaccati alla loro famiglia, ai loro amici, alla loro religione e al loro ambiente circostante. Hanno fatto una distinzione per tutta la vita tra le cose che nutrono e le cose che minacciano la loro sicurezza e tranquillità”.
Un uomo che, contrariamente a chi voleva e vuole farlo passare per nazionalista, ha più volte ribadito e dimostrato di abbracciare il conservatorismo liberale.
Ed il suo voler preservare la cultura europea, le radici dell’Europa, richiama automaticamente, quasi spontaneamente, all’enciclica Summi Pontificatus di Pio XII con cui ho “aperto” il mio articolo articolo.
“Questa nuova situazione giuridica e spirituale, che quell’opera, destinata a lasciare una impronta indelebile nella storia, ha creato e suggellato per l’Italia e per tutto l’Orbe cattolico, non ci apparve mai così grandiosa e unificatrice, come quando nell’eccelsa loggia della Basilica Vaticana Noi aprimmo e levammo per la prima volta le Nostre braccia e la Nostra mano benedicente su Roma, sede del papato e Nostra amatissima città natale, sull’Italia riconciliata con la Chiesa e sui popoli del mondo intero”.
E ancora “Certamente anche quando l’Europa era affratellata da identici ideali ricevuti dalla predicazione cristiana, non mancarono dissidi, sconvolgimenti e guerre, che la desolarono; ma forse non si sperimentò mai più acutamente lo scoramento dei nostri giorni sulla possibilità di comporli, essendo allora viva quella coscienza del giusto e dell’ingiusto, del lecito e dell’illecito, che agevola le intese, mentre frena lo scatenarsi delle passioni e lascia aperta la via a una onesta composizione. Ai nostri giorni, al contrario, i dissidi non provengono da impeto di passione ribelle ma da una profonda crisi spirituale, che ha sconvolto i sani principi della morale privata e pubblica”.
Andiamo, ora, alla visione dello Stato del Pastor angelicus “Considerare lo Stato come fine, al quale ogni cosa dovrebbe essere subordinata e indirizzata, non potrebbe che nuocere alla vera e durevole prosperità delle nazioni. E ciò avviene, sia che tale dominio illuminato venga attribuito allo Stato, quale mandatario della nazione, del popolo, o anche di una classe sociale, sia che venga preteso dallo Stato, quale padrone assoluto, indipendente da qualsiasi mandato. Se lo Stato, infatti, a sè attribuisce e ordina le iniziative private, queste, governate come sono da delicate e complesse norme interne, che garantiscono e assicurano il conseguimento dello scopo ad esse proprio, possono essere danneggiate, con svantaggio del pubblico bene, venendo avulse dall’ambiente loro naturale, cioè dalla responsabile attività privata”.
Roger Scruton, nel suo libro “L’ Occidente e gli altri” ci propone una visione chiara dell’Occidente e dei suoi mutamenti.
“Convinto della validità della tradizione liberale democratica, e delle forme di organizzazione sociale e politica da esse alimentate, Scruton ci offre una riflessione estremamente lucida che arricchisce il dibattito sull’incontro/scontro tra le civiltà che, troppo spesso, sembra cedere a stereotipi e luoghi comuni, anziché privilegiare un’analisi argomentata e scevra da pregiudizi”. Khaled Fouad Allam
Quindi, il nesso tra l’etica e la politica sotteso all’idea di liberalità dello Stato e delle relazioni internazionali, e non solo nel senso certo importante del richiamo alla pubblica virtù del ceto politico nell’interpretazione del suo ruolo, bensì in quello fondamentale di riportare l’agire del privato nella libera impresa, come gestione dell’economia sotto l’egida dell’etica. Questo nesso non può essere svenduto in saldi. Non può essere svenduto dietro l’alibi della caduta del Fascismo e del fallimento del Comunismo.
Di questa necessità di volere in modo profondamente diverso quel che abbiamo finora avuto e voluto, è fin troppo piena la coscienza della nostra società occidentale.
E come diceva il nostro Scruton “è possibile essere conservatore e allo stesso tempo un cauto ottimista, rendendosi conto della possibilità di difendere la nostra civiltà e di adattarla ai cambiamenti”.

 

Anna Tortora

Nata a Nola. Si è laureata alla Pontificia facoltà teologica dell'Italia meridionale. Le sue passioni sono la politica, la buona tavola, il mare e la moda. Accanita lettrice, fervente cattolica e tifosa del Milan.