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Carcere, Di Giacomo (S.PP.) – Santa Maria Capua Vetere: ennesimo suicidio. Da Cartabia e Draghi promesse non mantenute

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“È di ieri l’ennesimo suicidio nel carcere di Santa Maria C.V. di un quarantenne italiano, a quanto pare con problemi psichiatrici, che si è tolto la vita impiccandosi nella propria cella. Al detenuto mancava poco per uscire dal carcere”. A riferirlo è il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria S.PP. Aldo di Giacomo: “con quello di ieri sono 30 i suicidi all’interno delle carceri italiane dall’inizio dell’anno. Una carneficina senza fine. All’interno del carcere di Santa Maria nulla è cambiato da quando il Ministro della Giustizia ed il Presidente del Consiglio promisero cambiamenti significativi. L’episodio di ieri non può che confermare quanto da noi sostenuto ossia che da quel momento la situazione nelle carceri italiane è degenerata con un aumento esponenziale delle violenze nei confronti degli operatori penitenziari e delle sopraffazioni dei detenuti più forti nei confronti di quelli più deboli. Le organizzazioni criminali hanno pieni poteri e riescono a gestire i loro traffici sia all’interno degli istituti che all’esterno. Lo Stato ha abdicato sulla propria presenza negli istituti lasciandoli in mano ai criminali. Il nostro Presidente del Consiglio è senza dubbio un ottimo economista, ma i danni fatti da lui e il Ministro in tema di Giustizia lasceranno il segno per molti anni. La sensazione di impunità che è oramai dilaga nel mondo criminale per un’assenza di fatto di regole, di norme e di mancato rispetto delle leggi esistenti, ha portato ad aumento degli atteggiamenti criminosi all’interno degli istituti e al di fuori di essi. Serve un cambio di rotta che rimetta al centro il rispetto della legalità e della certezza della pena e che dia sicurezza a tutte le persone che collaborano con la giustizia ossia servono norme di fatto che puniscano chi commette reati ma soprattutto bisogna che lo Stato non dia segni di cedimento e per quanto riguarda le carceri sia gestito interamente dai garanti dei detenuti o da quella minoritaria parte di opinione pubblica che vede il detenuto come vittima e non carnefice mortificando due volte le vittime e i familiari.

 

 

Redazione

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