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La delicata questione in Medio Oriente a più di un mese dal conflitto. Intervista con Germano Dottori, consigliere scientifico di Limes e consigliere di Med – Or

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Anna Tortora

Il conflitto in Medio Oriente sta offrendo scenari terribili. Ne parlo con Germano Dottori per la mia rubrica IL Personaggio.

Germano Dottori, è passato più di un mese dall’orribile pogrom realizzato da Hamas in territorio israeliano. Come è possibile che lo Shin Bet e gli altri servizi segreti israeliani, ritenuti i migliori del mondo, si siano fatti cogliere così impreparati?
“Si possono fare solo congetture a questo riguardo. Fra quelle che girano, due sono le tesi che mi convincono di più e sono compatibili fra loro. Secondo alcuni, ha agito il pregiudizio cognitivo, come in America alla vigilia dell’11 settembre. Le informazioni c’erano ed erano state probabilmente raccolte dai servizi israeliani, ma gli analisti incaricati di elaborare degli scenari predittivi da sottoporre alle autorità politiche e militari non debbono aver creduto che Hamas potesse concepire e porre in essere attacchi della complessità e magnitudine che abbiamo visto. Per altri, invece, l’intelligence è stata semplicemente distratta dall’esigenza di monitorare il fronte interno: Israele era in subbuglio, quanto accadeva nelle piazze preoccupava di più di qualsiasi altra cosa. “

Cosa pensa delle numerose manifestazioni pro palestinesi, se non pro Hamas, e la continua demonizzazione dell’Occidente (che non può essere colpevolizzato di essere più ricco e progredito di altre aree geopolitiche, come sostiene Federico Rampini), da parte soprattutto delle giovani generazioni, che si susseguono in Occidente, a seguito dello spaventoso massacro di civili israeliani?
“Non è una novità, purtroppo. Si schierano contro Israele tutti coloro che hanno in antipatia il capitalismo ed il cosmopolitismo, in una parola la modernità. È riemerso l’anti-Occidente che esiste da sempre dentro di noi, ma è forse diventato più forte. Quanto al successo che riscuotono i palestinesi, è sfuggita a buona parte di coloro che li appoggiano la circostanza che la loro causa non sia più quella interpretata dall’Olp e dall’Autorità Nazionale Palestinese, organizzazioni laiche a lungo corteggiate dalla sinistra laica, marxista e cattolica. A volte si ha l’impressione che pochi abbiano capito che attualmente il potere vero tra i palestinesi lo hanno ormai formazioni emanazione dell’Islam Politico, che desiderano la realizzazione di un regime teocratico musulmano dove oggi c’è Israele. A Gaza non c’è libertà. E si verificano paradossi: chi in Europa ama i rave, oggi si schiera con chi ha sparato addosso a quelli che ballavano e si divertivano. Mi chiedo se davvero si sia fatto da noi tutto ciò che si poteva per spiegare al grande pubblico cosa siano Hamas, la Jihad Islamica Palestinese e tutta la galassia sorta attorno alla Fratellanza Musulmana. Riesce difficile credere anche che si possa provare simpatia per il regime iraniano, dopo tutto quello che è stato fatto di recente a giovani e donne. Eppure accade.”

Come valuta la decisione del Governatore della Florida, Ron DeSantis, di proibire le manifestazioni pro palestinesi, in quanto fiancheggiatrici del terrorismo, nei campus universitari del suo Stato? La considera una misura estrema?
“DeSantis è in campagna elettorale e deve risalire la china nei sondaggi, un compito non facile data l’attuale forza di Trump, che può vantare i successi ottenuti dalla sua Amministrazione in Medio Oriente: ben quattro accordi di Abramo che stanno ancora in piedi malgrado la tempesta in atto. Credo che la scelta del Governatore della Florida sia stata dettata soprattutto da motivi elettorali. È però un dato di fatto che anche in America la causa palestinese riscuota più simpatie di un tempo. Mezzo secolo fa, del resto, i campus idolatravano i vietcong.

La ritrovata sintonia, reale o apparente, fra le due superpotenze, Stati Uniti e Cina, emersa dal recente vertice di San Francisco, può avere ripercussioni positive per la risoluzione di molte crisi internazionali, compreso il conflitto in Medio-Oriente?

“Le due superpotenze stanno cercando il dialogo proprio perché gli Stati Uniti non riescono più, da soli, a stabilizzare il mondo. L’America ha bisogno della collaborazione della Cina che, a sua volta, ha orrore del disordine, per quanto stia riuscendo ad approfittarne per ritagliarsi un’influenza maggiore. Pechino ha mediato l’accordo sino-iraniano di de-escalation del marzo scorso e non sarebbe stupefacente un suo tentativo di esercitare un ruolo anche nello scacchiere di Gaza. Questa guerra, così, ha un livello globale che si sovrappone a quello locale e regionale, che è più immediatamente evidente. Non dobbiamo farci illusioni: America e Cina non si diventeranno alleate. Continueranno invece a competere, cercando di limitare reciprocamente le rispettive capacità. Ma non è da escludere che su alcuni teatri possano realizzarsi convergenze d’interessi. Alla fine, cooperarono anche Stati Uniti ed Urss, durante la Guerra Fredda, e senza che vi fosse la compenetrazione delle economie che vediamo oggi tra le sponde opposte dell’Oceano Pacifico.”

 

Anna Tortora

Nata a Nola. Si è laureata alla Pontificia facoltà teologica dell'Italia meridionale. Le sue passioni sono la politica, la buona tavola, il mare e la moda. Accanita lettrice, fervente cattolica e tifosa del Milan.