Attualità

Walter Lippman e il Governo Conte

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Anna Tortora

Walter Lippman è stato un grande politologo.
In sintesi il suo pensiero.
“Il nuovo capitalismo mantiene saldo il principio fondamentale del liberalismo classico, cioè la totale libertà dell’iniziativa economica e di mercato, sebbene si rigettino gli estremismi della politica laizzes faire, aprendo il passo alla cosiddetta economia mista: accanto alla piena iniziativa privata, lo Stato non deve solo fare il gendarme, ma è tenuto a intervenire per raddrizzare il libero gioco delle forze economiche”.

Lo Stato deve intervenire, ma deve limitare al massimo i suoi interventi: diminuire le tasse si potrà favorire la produttività.
Lippman era un ottimo giornalista ed un acuto politologo, ma non un economista tantomeno uno che si intendesse del funzionamento del mercato di concorrenza. Il liberalismo non è un ideologia che obbliga qualcuno a seguirla secondi  di dettami ideologici come il socialismo e lo Statalismo che da questi discende. Anzi si caratterizza sostanzialmente come la generale  opposizione a tutte le forme di potere coercitivo e di imposizione senza consenso. Rivendica infatti diritti legati  all’individuo  antecedenti allo Stato e non disponibili ad alcuna autorità.(Libertà negative. Isaiah Berlin). E tuttavia non è soggetto a personali manipolazioni che ne snaturano l’essenza stessa. Laddove c’è uno Stato che governa il mercato oppure lo condiziona in nome delle più disparate motivazioni (la più inflazionata è l’ossimoro che va sotto il nome di  giustizia sociale) il mercato arretra, arretrano le libertà ed i diritti soggettivi degli individui. Che lo Stato debba governare le regole per impedire che i lupi divorino gli agnelli (la legge della giungla non è la legge del mercato) c’è senza dubbio, ma non deve, in alcun modo, essere il protagonista nel mercato.
Infatti in Italia siamo quasi allo statalismo comunista. E niente si fa per evitarlo,ora c’è anche il Virus che ne agevola ogni azione illiberale.

“Ora che il Governo ha compiuto la sua opera demolitrice di un’economia liberale, sostituendola con un farsesco ‘regime comunista’, tocca agli amministratori locali (Governatori e Sindaci) l’ultima pennellata, che darà il colpo di grazia alle poche imprese ancora tenutesi in piedi, ma, soprattutto a a quel barlume di vita insito nelle relazioni umane. Tutti, a mio avviso, sono complici di questo decadimento sociale, compresa una opposizione sterile e inefficace  che, a parte qualche pacchiana manifestazione di piazza, si è lasciata spodestare dello strumento politico e legislativo, già consolidata prerogativa di uno Stato liberaldemocratico. Né confido in quelle ampie frange di popolazione che additano i pochi coraggiosi ribelli di essere negazionisti e complottisti e che risolvono la questione in un semplice e marchiano comportamento esteriore sintetizzato in una parziale e lacunosa diatriba ‘mascherina sì – mascherina no’. Non so davvero quanto essi siano miopi o complici inconsapevoli di un decadimento sociale ed economico degno di scenari apocalittici. Ieri sera mi sono intrattenuto poco più di un’ora in una villa comunale abitata ormai da zombie, seduti a debita distanza tra loro, che ti guardano con sospetto e un pizzico di terrore se sollevi la mascherina di qualche centimetro per respirare meglio o se, a causa di quest’ultima ti scappa uno starnuto o un colpo di tosse…

Ahimè, molta gente si sta abituando a chiudersi tra le quattro mura domestiche dove, almeno per il momento, si può condurre una vita degna di tal nome senza che nessuno venga a limitare o addirittura sopprimere la spontaneità dei sensi. Restano in giro, in un clima di prevalente sospetto, solamente quelle figure umane rappresentate da presunti untori, delatori e spie condominiali, prontamente adattatisi a questo inaccettabile clima poliziesco di divieti, controlli e censure, quasi fosse la loro più naturale aspirazione!”
Ferdinando Forino, scrittore campano
Dice bene il dottor Forino, che oltre ad essere scrittore è anche commercialista, le limitazioni hanno rovinato i rapporti umani con tutte le conseguenze più tristi. In Campania, poi, continua il cabaret di De Luca.
“A Napoli, in Campania, tutto è sempre sul punto di finire in farsa. E chiunque si atteggi a guappo, nella città che crea miti e rapidamente li distrugge, può sempre rischiare, agli occhi del popolo, di diventarlo di cartone. Per carità, Vincenzo De Luca non è ancora arrivato tanto, anzi è fresco riconfermato alla guida della Regione, quasi a furor di popolo. Però, è indubbio che tutta la retorica su cui aveva costruito la sua campagna elettorale, di indomito padre -padrone che con il suo decisionismo severo aveva tenuto lontano il virus da Partenope e dintorni, è seriamente messa a repentaglio sia dall’aumento esponenziale dei casi nelle ultime  settimane sia dalla sua risposta ad esso”.
Corrado Ocone

Ma l’integerrimo De Luca continua a colpevolizzare i cittadini, esaltando se stesso e inasprendo gli animi di molti, anche se una fetta di delatori gli è fedele.
“Ora, però il nostro rischia di soccombere lungo la linea della rivalità Salerno – Napoli, geograficamente; e lungo quella che separa l’8 settembre dal 25 aprile, storicamente. Impaurito della virulenza del virus a Napoli, De Luca ha deciso infatti di rimanersene nella sua Salerno e da lì procedere in smart warking con le sue ordinanze via social.”
Corrado Ocone
Vietando, al contempo, gli spostamenti interprovinciali ai suoi corregionali, salvo autocertificazione che comprovi lo spostamento.
C’è davvero dell’assurdo, sappiamo che la situazione è delicata ma, a suon di decreti, siamo obbligati a stare in casa e l’economia rischia grosso. Di liberale non c’è nulla nè al Governo nè in De Luca e preciso, ancora una volta, che liberale non è liberal (precisazione che avrebbe voluto Lippman e che è molto gradita al Prof. Ocone).

 

Anna Tortora

Nata a Nola. Si è laureata alla Pontificia facoltà teologica dell'Italia meridionale. Le sue passioni sono la politica, la buona tavola, il mare e la moda. Accanita lettrice, fervente cattolica e tifosa del Milan.