Attualità

La società chiusa di Karl Popper e il Governo Conte

Condividi
Anna Tortora

Le decisioni del Governo, riguardo il Covid, rasentano sempre di più il ridicolo. Ora ha pensato di dover chiudere le discoteche, perché è sempre il popolo ad essere colpevole.

Ma questi contagi sono davvero così rischiosi? 

Ci risponde il Prof. Matteo Bassetti docente universitario e direttore della clinica di malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, dopo che il Corriere della Sera aveva fatto la solita propaganda allarmistica sul contagio tra i giovani (ben sette  pagine dedicate alla notizia).

“Pare che ci sia interesse da parte di qualcuno e anche di una certa stampa a mantenere alta l’attenzione su un problema che nessuno vuol dire che non c’è, ma certamente non di queste proporzioni. Ora, fare sette pagine per parlare del contagio dei giovani secondo me è criminale. È veramente criminale per il nostro Paese. Di quello che dico mi assumo la responsabilità, ovviamente. Un conto è il malato che ha dei sintomi importanti, un conto è un soggetto completamente asintomatico che se non facesse il tampone nessuno si accorgerebbe del suo stato. È evidente che dobbiamo avere cautela, però non possiamo dire che abbiamo cinquecento malati, perché l’informazione non è corretta. È sbagliata! Sbagliata dal punto di vista medico. Se uno studente viene al mio esame all’inizio del quarto anno di medicina e mi dice che un positivo al tampone ma asintomatico è un malato, io lo boccio. La politica col Covid ha preso delle decisioni e di questo si assumerà tutte le responsabilità tra qualche mese. La chiusura è stata una decisione politica, non tecnica. Nel nostro Paese molte decisioni prese troveranno difficoltà ad essere giustificate, anche dal punto di vista scientifico”.

Il Governo, a quanto pare fa più paura del virus, questo è un dato di fatto.

“L’ho detto fin da febbraio (si dovrà pur tirar via un diario alla fine di questa brutta storia): non ho paura del virus, ho paura del governo. Autoritario senza autorevolezza, supponente senza sapienza, non garantisce ciò che deve e si rivale sui cittadini colpevolizzandoli i quali, a loro volta (una parte non irrilevante, almeno) sono disposti al turpe scambio tra Parigi e la messa, a barattare la libertà per la sicurezza, perdendo libertà, sicurezza e dignità. Il combinato disposto ideale di quell’individualismo statalista che è la radice dei nostri mali”.

Giancristiano Desiderio

Quindi, davanti a questo scenario surreale, non posso che pensare a Popper e alla sua visione sociopolitica.
“Si dà il caso che io non sia solo un empirista, ma anche un liberale. Per liberale non intendo una persona che simpatizza con qualche partito politico, ma semplicemente un uomo che dà importanza alla libertà individuale ed è consapevole dei pericoli inerenti a tutte le forme di potere e di autorità”.

Karl Popper
Per Popper c’è una società aperta che si contrappone alla società chiusa.
Egli scrive così “La società aperta è quella nella quale gli uomini hanno imparato ad assumere un atteggiamento, in qualche misura, critico nei confronti dei tabù e basare le proprie decisioni sull’autorità della propria intelligenza dopo discussione”.
Mentre nella società chiusa l’uso della ragione non è libero, non è critico ma assolutistico.
Per Popper l’essenzialismo gnoseologico conduce ai totalitarismi.
Chi crede di essere nel giusto e di poter sollevare gli estraniati, portandoli sulla retta via con la non violenza. In sintesi.
Così il Governo Conte prende il popolo impaurito e gli propone la salvezza attraverso chiusure e decreti. Questa è una vera e propria società chiusa che accetta e non ragiona, una società che Popper definiva tribale, colletivistica.

 

Anna Tortora

Nata a Nola. Si è laureata alla Pontificia facoltà teologica dell'Italia meridionale. Le sue passioni sono la politica, la buona tavola, il mare e la moda. Accanita lettrice, fervente cattolica e tifosa del Milan.