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Cantina&Cultura | da Cantina Verace| Rossella Cerrone, Domenico Notari, Corrado De Rosa, Luciano Pignataro e Luca Maucione ospiti della rassegna di novembre

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SALERNO. Continua Cantina&Cultura, il format pensato da Cantina Verace (via Antonio Maria De Luca 4, Salerno) per unire cultura ed enogastronomia nel solco della valorizzazione del nostro territorio.

Il mese di novembre si apre martedì 7 alle 19 con Rossella Cerrone, autrice di “La fortuna ha gli occhi a mandorla” (Europa edizioni). Nina è una bimbetta goffa che, raggiunta l’adolescenza, brucia le tappe una dietro l’altra. Diventa un’adolescente scaltra e diversa dalle altre, capace di essere libera di ricercare sé stessa. Ma il clima di provincia a Nina sta troppo stretto, così, concluso il liceo, decide di trasferirsi dal piccolo paesino del salernitano dove vive coi genitori a Napoli, per frequentare la facoltà di Lingue Orientali. La affascina la Cina, quel paese antico custode di tradizioni e usanze lontane dal nostro mondo occidentale. Le strade che si aprono davanti a Nina sono tante. Per una come lei, desiderosa di andare il più lontano possibile e di fare nuove esperienze, ogni Paese è un’avventura, una scoperta, e nonostante le difficoltà riesce sempre a trovare nuovi stimoli per affrontarle. Eppure a volte il destino si mette di traverso e sul più bello gioca brutti scherzi. La vita di Nina, tra amori persi e altri ritrovati, tra lavori stimolanti e cadute vertiginose, sarà un alternarsi di alti e bassi, di traguardi raggiunti e di sconfitte dolorose. Una vita comunque vissuta fino in fondo, senza paure e con coraggio.

Martedì 14 sarà la volta di Domenico Notari e del suo “La misteriosa morte dello scrittore Egidio Valdes” (Newton Compton). Una scia di macabri ritrovamenti sconvolge Salerno: libri contenenti dita mozzate, a mo’ di segnalibro, vengono ritrovati in diversi luoghi della città. Filippo Donnarumma, commissario capo della Mobile, intuisce subito che la scelta dei libri e degli autori – Tolstoj, Stanislao Nievo e due scrittori salernitani contemporanei – deve avere un significato, o almeno contenere un indizio. Le indagini rivelano ben presto che le dita appartengono a un’unica persona, uno scrittore noto per il suo cinismo, per la sua arroganza e antipatia. I sospettati e i moventi per il suo omicidio non mancano di certo: non si è mai fatto scrupolo di rovinare colleghi, critici e librai pur di accrescere la propria fama. Sarà proprio negli ambienti letterari che si concentreranno quindi le ricerche di Donnarumma. Sullo sfondo una Salerno spocchiosa e perbenista, che prova a nascondere il volto dello spaccio e dell’usura. Ad aggirarsi per le sue strade, un commissario dall’animo altrettanto scisso: il suo senso del dovere lo porterebbe dritto all’obiettivo, ma il suo amore per le donne può essere fonte di distrazioni fatali…

Mercoledì 22 novembre, sempre alle 19, Monologo sugli anni Ottanta in compagnia di Corrado De Rosa con una sezione musicale a cura di Toto Valitutti. Tre luglio 1990. I paninari stanno tramontando, gli ultras stanno ridefinendo il loro modo di interpretare tifo e militanza. L’Italia é al centro dell’Universo: ha organizzato il Mondale che, stasera, é arrivato alle semifinali. A Napoli si gioca Italia Argentina, davanti ala TV ci sono 27 milioni di persone. Il decennio di avvicinamento alla Coppa del Mondo é iniziato com’erano finiti gli anni Settanta: stragi di Ustica e Bologna, terremoto dell’Irpinia, attentato a Papa. Poi l’urlo di Marco Tardelli a Madrid, la coppa: campioni del mondo, campioni del mondo, campioni del mondo. L’Italia ha rincorso un disperato bisogno di spensieratezza che diventa il Drive-in, le televendite, il synth pop, la rivoluzione dei palinsesti televisivi, il PIL in continua crescita. Piazza Fontana si trasforma nella Milano da bere, le privazioni ora sono eccessi, la paura é benessere, feste, locali notturni. Bettino Craxi discute a tu per tu con Ronald Reagan per stabilire chi comanda a Sigonella e il Paese é fiero di sé. Italia-Argentina é la partita dei predestinati, quella della Nazionale che deve sbrigare una pratica veloce per andare a prendersi la Coppa, la sua Coppa, nella finale di Roma. Eppure quando inizia la gara, quando siamo felici, già non lo siamo più. Berlusconi ha comprato il Milan e la Mondadori, la Lega semina odio, l’immigrazione é un tema caldissimo, crescono debito pubblico e disoccupazione, il conflitto arabo-israeliano é una ferita che sanguina. L’Italia di quegli anni siamo noi. É l’Italia dell’avere che sorpassa l’essere, della forma che domina la sostanza, delle verità emotive che vincono sulla realtà, della rivoluzione tecnologica con i suoi effetti collaterali. La partita inizia, le speranze di un Paese sono già illusioni. “Quando eravamo felici. La partita da cui tutto finisce” (minimum fax 2023) é il racconto degli immaginari che ruotano intorno a Italia-Argentina, la semifinale che, con la sconfitta della Nazionale, segna idealmente il passaggio fra le aspettative degli anni Ottanta e le frustrazioni del decennio successivo. “Quando eravamo felici. Gli anni Ottanta fra calcio, speranze e illusioni” é un monologo che racconta come si arriva a quella partita nel decennio dell’edonismo e delle grandi aspettative. Negli anni in cui l’Italia alleva le radici del presente: vizi, perversioni e miserie che ci avrebbero fatto diventare quello che siamo.

Mercoledì 29, ospite di Cantina Verace sarà Luciano Pignatore, autore di “Il metodo Cilento. I cinque segreti dei centenari” (Mondadori). In dialogo con Andrea De Simone e Carmine PintoAcciaroli, Pioppi, Vallo della Lucania: in queste piccole località esposte al sole cilentano si vive più a lungo che in qualsiasi altro posto del mondo. E il perché è da anni un giallo con mille indizi, indizi su cui si sono costruite mille ipotesi. Ci sono indizi alimentari, la famosa Dieta Mediterranea scoperta da un’équipe di medici americani più di sessant’anni fa, e ci sono indizi sociali, storici, antropologici. Nel “Metodo Cilento” Luciano Pignataro, enogastronomo e cilentano doc, avvalendosi del supporto scientifico dell’oncologo di fama internazionale Giancarlo Vecchio, approfondisce i perché di questa longevità così sistematica e sorprendente e delinea un modello per una vita non solo lunga, ma soprattutto felice. Attingendo alla saggezza dei contadini, alle usanze e alle tradizioni del territorio, e in particolare alla Dieta Mediterranea che proprio in Cilento ha origine, Pignataro e Vecchio offrono un vademecum da applicare alla vita quotidiana, con consigli sull’alimentazione e sullo stile di vita. Si tratta di abitudini non impegnative, come prediligere verdure e cereali, scegliere prodotti freschi e di stagione, camminare invece di prendere l’auto, impegnarsi per tenere viva una rete di relazioni sociali che non siano ristrette al solo ambito lavorativo. Significa prendersi il tempo per ascoltare gli altri, anche quando ci raccontano cose che riteniamo inutili: in Cilento il tempo si trova sempre – per lavorare, per meravigliarsi della natura, per scambiare quattro chiacchiere con un amico. Tanti consigli pratici per disconnetterci da un’esistenza frenetica, dai social network, dalle ansie che affannano le nostre giornate, e riscoprire il valore della lentezza e della “slow life”. E vivere felici, a lungo.

Il 6 dicembre, sempre alle 19, tocca a Luca Maucione e al suo “Balacin. Un racconto di Natale” (Rossini editore). In dialogo con Erminia Pellecchia. Il racconto si svolge sul lungomare di una cittadina inglese.
In questo scenario marittimo inizia un lungo dialogo tra un uomo ed una signora colombiana che decide di raccontargli una leggenda della sua terra.
La leggenda narra proprio del “Balancín” e delle gesta di un uomo colombiano che ne viene a conoscenza. Si tratta di una storia di Natale che contiene un forte messaggio di fiducia verso gli altri. Un messaggio di estrema positività che indica uno spiraglio di luce da inseguire. Aiutare gli altri per aiutare sè stessi.

 

Redazione

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