Attualità

Di Maio un trasformista in crisi di poltrona

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Anna Tortora

Ricordate Luigi Di Maio, quel “simpatico” ragazzo di Pomigliano D’Arco che voleva combattete la casta? Quello che con Toninelli salì sul famoso aereo scelto da Renzi per criticarne le spese? Sì, Di Maio, il Ministro del lavoro, il re Mida dei redditi di cittadinanza con il Governo Gialloverde, diventato poi Ministro degli Esteri con il governo giallorosso. Ecco, tralasciando le sue innumerevoli gaffe grammaticali e diplomatiche, tutti, ma proprio tutti, si chiedono perché il caro Luigi non vuole saperne di andarsene a casa.
Non per cadere nella polemica più stucchevole, a conti fatti se Di Maio dovesse lasciare la politica, sarebbe solo un bene per l’Italia intera.
“Il presidente della Camera, Roberto Fico:”Siamo arrabbiati e delusi. Non è Di Maio contro Conte, ma Di Maio contro il Movimento”.
“Uno scontro interno ad un partito, problemi loro.
Che comunque Di Maio abbia preso dal nulla Conte e lo abbia fatto Presidente del Consiglio è un fatto, e che alla prima curva Conte abbia pensato di ricambiare accoltellandolo alla schiena è un altro fatto.
Uno non è capace di scegliere, dell’altro mai fidarsi.”
Ettore Rosato, Italia Viva

“Non condivido nemmeno una virgola del Movimento 5 Stelle, ma gli riconosco quel minimo sindacale di dignità politica che non si può riconoscere a uno che lo ha guidato, che da capo politico ha chiesto l’impeachment del Presidente della Repubblica, che da Ministro della Repubblica è andato ad incontrare i gilet gialli e che ora, a pochi mesi dalla fine del secondo mandato, si mette a fare l’iper-governista e l’ultra-istituzionale.
Luigi Di Maio dalla Farnesina direttamente a casetta sua, senza nemmeno passare per il via, sarà un fatto di educazione civica, prima ancora che di rilevanza politica.
Aspetto solo un partito moderato che lo candida per sapere sin d’ora cosa non votare.”
Enrico Zanetti, già parlamentare della Repubblica ed ex viceministro dell’economia e finanze

“Troppo comodo affidarsi, burocraticamente, al collegio dei probiviri. Troppo comodo inscenare la pantomima della cacciata di Di Maio dal movimento.
Se i grillini non sono contenti dell’operato del ministro degli Esteri perché non lo sfiduciano – per mezzo della mozione individuale – in Parlamento? Anzi, già che ci sono, visto che non sono contenti dell’operato dell’esecutivo, perché non escono dalla maggioranza facendo cadere – nei fatti – il governo?
Di cosa hanno paura?
In Israele si andrà a votare per il rinnovo del Parlamento, per la quinta volta, in due anni; in Francia, c’è la prassi di votare per le legislative appena poche settimane dopo le presidenziali; in America, si vota, a breve, a Novembre, per le elezioni di midterm, due anni dopo le presidenziali. Gli eletti si mettono in gioco di continuo. Così avviene in democrazia.
I grillini siano seri e conseguenti: sfiducino il loro ministro alla Camera ed escano dalla maggioranza. Mica avranno paura del voto anticipato?”
Gerardo Verolino, giornalista

“Ma a Di Maio dopo tutta sta sceneggiata il collegio in quota PD lo hanno garantito?”
Alex Bazzaro, Lega

“Le bozze che si scrivono da sole: un nuovo miracolo a cinque stelle.”
Antonio Polito, editorialista del Corriere della sera
Una cosa è certa: Di Maio ha incarnato il peggio del trasformismo, regalando all’Italia il populismo più becero.

 

Anna Tortora

Nata a Nola. Si è laureata alla Pontificia facoltà teologica dell'Italia meridionale. Le sue passioni sono la politica, la buona tavola, il mare e la moda. Accanita lettrice, fervente cattolica e tifosa del Milan.