Regionali Emilia Romagna – Calabria: ridimensionamento politico per il M5S
Dal dato complessivo delle elezioni in Emilia Romagna e Calabria è emerso il crollo del MoVimento 5 Stelle che, pochi giorni prima del voto, ha subito anche le dimissioni del suo capo politico, Luigi Di Maio.
In Emilia Romagna, dove mancano neanche cento sezioni da scrutinare, il candidato pentastellato, Simone Benini, ha avuto il 3,47% dei voti (circa 80mila), mentre la lista ha avuto il 4,73% (circa 100mila voti). Ciò significa che 20mila pentastellati hanno scelto di votare un altro candidato, ovvero il vincitore Stefano Bonaccini del centrosinistra.
In Calabria, dove di sezioni da scrutinare mancanti ne restano circa duecento, Francesco Aiello ha avuto il 7,28% dei voti (poco più di 54mila voti) e la lista ha avuto il 6,20% (44mila voti).
Un doppio risultato catastrofico che potrebbe avere ripercussioni negli equilibri all’interno della coalizione di governo perché è chiaro che il Partito Democratico si potrà permettere di fare la voce grossa, soprattutto quando ci saranno da spartire le nomine degli enti.
Il capo politico reggente Vito Crimi su Facebook ha scritto: «Ora non resta che continuare a lavorare pancia a terra con il governo che, dopo queste elezioni, deve proseguire nel suo percorso».
E ancora: «Ogni volta che un risultato elettorale non ci sorride sento partire il solito coro che scandisce all’unisono: il Movimento è finito, è in ginocchio, sta scomparendo. In più, questa volta, viene dato per scontato il ritorno del bipolarismo, come se le elezioni in due regioni equivalessero al voto nazionale. Anche questa volta li deluderemo perché, chi dice questo, non ha capito cosa sia veramente il Movimento 5 Stelle, del perché siamo nati e quali sono gli ideali che ci guidano e ci rendono diversi da tutti gli altri».
«Il voto delle regionali – ha spiegato – ha sempre visto il Movimento raccogliere risultati inferiori rispetto alle tornate nazionali, ma va riconosciuto che in Calabria ed Emilia Romagna i risultati sono stati inferiori alle aspettative. Questo però non ci induce ad arrenderci: semmai è vero il contrario. Abbiamo già avviato il lavoro di organizzazione che ci consentirà un maggiore coordinamento e ci permetterà di essere più presenti sui territori. Sarà fatica e sudore, ma so che siamo in grado di farlo. A una condizione: quella di restare uniti, di non lasciarsi irretire da facili sirene, di ricordare sempre quali sono gli obiettivi e le motivazioni che ci hanno portati nelle istituzioni e alla guida del Paese».
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