8 Dicembre 2024
Sport

Prestazione sconcertante. Debacle al Maradona e dominio assoluto della Fiorentina

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di Luca Muratgia

L’ottava giornata di campionato, riscopre improvvisamente e dolorosamente, le fragilità del Napoli che sembravano superate a seguito delle ultime performance apparentemente convincenti tra cui l’immeritata sconfitta di Champions contro i mostri sacri del Real Madrid. La sconfitta maturata ieri, invece, è la risultante di una prestazione indecente, meritata, senza appello, un’involuzione estremamente preoccupante perché al di là di possibili disquisizioni tattiche, degli errori individuali e delle discutibili sostituzioni, Il Napoli ieri ha palesato l’assoluta mancanza di tenuta mentale, squadra slegata, confusionaria, lunga, in completa balia dei pur bravi avversari che hanno dominato in lungo e largo con un gioco propositivo, aggressivo e qualitativo. Una serata decisamente scioccante quella dei 50.000 del Maradona che hanno assistito ad uno spettacolo indecoroso, indegno se si considera quel tricolore cucito sul petto e che andrebbe difeso con ben altre armi. L’umiliazione subita ieri, unitamente ad un avvio di campionato tanto altalenante quanto inaspettato, impone riflessioni importanti relative alla politica societaria particolarmente discutibile sia per quanto riguarda la scelta del tecnico sia per quanto riguarda la campagna acquisti, politica che si è dimostrata evidentemente non all’altezza, ma accettata dall’ambiente tutto nel ricordo di quanto accaduto l’estate scorsa. Un Napoli senza capo né coda, in balia dell’avversario, umiliato da una compagine che, pur giocando un calcio offensivo e propositivo, di certo non rientra nell’elite del calcio mondiale, insomma una serata da dimenticare ed anche alla svelta perché con questo atteggiamento, in prospettiva futura, si rischia seriamente per il futuro di non centrare neanche l’obiettivo minimo dichiarato, ossia il quarto posto indispensabile per la qualificazione in Champions e vitale per tenere in ordine i conti della società. Eppure l Viola venivano da una settimana caratterizzata dall’impegno di giovedì in Conference contro gli ungheresi del Ferencvaros dove, tra l’altro, c’è stato un importante dispendio di energie fisiche e mentali dovuto alla necessità di rimontare una situazione di doppio svantaggio mentre i partenopei, avendo disputato la loro partita martedì contro il Real, hanno beneficiato di ben due giorni di recupero in più che, evidentemente, non sono serviti a nulla. A finire sul banco degli imputati, ovviamente è in primis c’è il neo tecnico Garcia, incapace, fino a questo momento, di conferire alla squadra un’organizzazione di gioco in grado di sostituire quella tanto rimpianta di spallettiana memoria. Il tecnico transalpino ha inevitabilmente deciso di tagliare la linea di continuità con la conduzione precedente senza però essere in grado di sostituirla con qualcos’altro.
La partita di ieri è stata un incubo dall’inizio alla fine, cominciata male e finita peggio; dopo appena sette minuti infatti la Fiorentina passa in vantaggio con un gol di Brekalo che riprende una respinta del palo e infila il pallone tra le gambe di Meret. Il primo tempo continua su scenari inquietanti, con la Fiorentina che palleggia comodamente a centrocampo con ritmi, tra l’altro neanche particolarmente elevati ed Il Napoli che corre a vuoto, poco e male. Nonostante tutto quanto sopra riportato, sul finire del primo tempo, gli azzurri riescono a pervenire al pareggio grazie ad un rigore procurato e trasformato da Osimhen. Il secondo tempo pare appena più equilibrato, Il Napoli cerca di imbastire delle trame decenti e riesce anche a creare delle valide occasioni da gol, su tutte quella di Osimhen che ruba palla su rimessa laterale, si invola verso la porta avversaria, ma a tu con Terracciano, si fa ipnotizzare dal portiere gigliato. Ma è sempre la Fiorentina a gestire il comando delle operazioni, e il palo colpito da Ikone, a seguito di un’uscita dal basso che ha mandato completamente in tilt gli equilibri tattici degli azzurri, non è altro che il preludio al vantaggio viola siglato da Bonaventura che, a seguito di un maldestro intervento di Oliveira, indisturbato, in mezzo all’area, ha il tempo di controllare, scegliere l’angolo migliore e battere comodamente Meret. La partita, ormai ampiamente compromessa, non subisce ulteriori scossoni. Raspadori, subentrato nel primo tempo al posto dell’infortunato Anguissa (guai muscolari per il camerunese) dal limite dell’area, con lo specchio della porta spalancato, invece di tirare, preferisce uno sciagurato ed inopportuno passaggio in direzione di Simeone posizionato al centro dell’area, poi intercettato dalla retroguardia viola. A sigillare e legittimare il trionfo viola ci pensa Nico Gonzales che, appena subentrato, servito in contropiede realizza comodamente il definitivo 1-3. La prossima sosta di campionato dovuto agli impegni per le nazionali rappresenta un momento di riflessione serio per il tecnico azzurro, molto serio perché quello che adesso rappresenta un momento semplicemente interlocutorio, potrebbe diventare, malauguratamente un fallimento totale.


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