13 Giugno 2025
Magazine

Recensione – “Inseguendo la vita e il mistero dell’esserci”, il memoire di Francesco Iorio monumentale esempio di profondità e cultura

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Monumentale contenitore di sapere con scrittura psicogeografica che affonda la penna nelle profondità, l’ultimo libro del professor Francesco Iorio diventa abbeveraggio alla fonte della conoscenza per il suo lettore. Si intitola “Inseguendo la vita e… il mistero dell’esserci” ed è un inno al meccanismo della ricerca, sostantivo deverbale che richiama al circum della vita in cui bisogna cogliere materia e spirito, eliminando tutte le spigolosità.
Il noto saggista e scrittore, ex docente e dirigente scolastico, con questa sua life story dedicata alla moglie Giulia Campece, influenza la componente sociale nella rielaborazione della filosofia dell’interiorità. Nel rileggere le pagine della sua vita, Francesco Iorio fa della memoria sia semantica che astrattismo, ed ancora purismo linguistico, che al ricordo non assegna il mero valore della duplicazione mentale, ma lo rende mosaico di significati pronto a fare breccia nella memoria collettiva, perchè diventi un processo dinamico tra scibile e sensibile. Il libro è un viaggio stupendo nella vita non solo del professionista che scrive, ma anche nella storia e religione italiana. Sotto la forma di  diario di bordo, la lanterna della vita si accende su percezione e coscienza, partendo dalla non accettazione del grigio da parte dell’autore.

La politematicità e la pluristruttura della scrittura, è il fiore all’occhiello di questo lavoro presentato il 21 maggio presso la biblioteca del Comune di Casoria. Proponendosi come un moderno Zibaldone che coniuga riflessioni estemporanee con poesia e filosofia, tramutandosi n una sorta di Secretum petrarchesco che indaga su ciò che prima veniva taciuto, il libro si eleva alla stessa maniera delle Confessioni di Sant’Agostino, nella ricerca del rapporto profondo tra io e Dio; tra finito e infinito, in una semiretta continua che vede l’uomo essere creatore della propria esistenza e non  semplice fruitore, alla ricerca della verità del sé.

Francesco Iorio descrive l’esistenza come un’età dell’oro presente in noi stessi, sottintendendo che spetta al singolo individuo comprendere dove risiede la felicità. Quest’ultima è letta nell’ottica del razionalismo, ovvero nella ricerca del giusto che si riscontra nel diario politico e nelle riflessioni filosofiche e religiose dell’autore. Così, superando il tema della parapsicologia affrontato nelle prime pagine del libro, laicità e coscienza iniziano a camminare tenendosi per mano, analizzando il rapporto e la funzione di democrazia e potere, alla luce delle vicissitudini culturali imbevute di liberalismo, socialismo e cristianesimo. La domanda che sottende all’intero libro è “Cui prodest?”, a che giova?.  L’autore scandagliando il rapporto tra sogni e fantasie, così come tra mito e religione, realizza partendo da questo interrogativo, un vero e proprio dizionario dell’essere che ha valore nell’esserci all’interno del tempo e delle sue relazioni, tra effettività, progetto e cura.

L’esperienza autobiografica si trasforma così in rivoluzione sociale ispirata dal filosofo Heidegger, con cui l’autore dialoga, ponendo la riflessione su essere e tempo. L’espediente aiuta a comprendere quanto le strettoie della vita facciano parte della munificenza dell’io, chiamato come la Natura, ad essere eternamente in cammino.
“Non è tempo di poesia, è tempo di riflessione”, scrive l’autore in questo libro che mostra quanto l’umanità debba diventare come la nona sinfonia di Beethoven, citata ampiamente a fine scrittura. Essa parla di gioia e di utopia; di una sfida rivoluzionaria di movimenti sinfonici che culminano in una corale fiduciosità dell’umanità. Si passa così da una laicità funzionale ad una laicità strutturale di Francesco Iorio, che vede l’uomo trasformarsi da potenza dell’esistente (Abramo), in atto dell’esistenza (Ulisse), la cui capacità di analisi stimola il pensiero e fa in modo che l’uomo vinca la sua sfida rivoluzionaria contro il tempo, nello stesso momento in cui inizia ad interrogarsi sulla profonda funzionalità della propria esistenza.

In “Inseguendo la vita…e il mistero dell’esserci”, l’autore riesce con grande potenza espressiva ad attraversare tutti i dubbi dell’io moderno, dimostrando come “essere filosofia” significhi imparare a conoscersi nella continua evoluzione della vita e dei suoi meccanismi.


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Pina Stendardo

Giornalista freelance presso diverse testate, insegue la cultura come meta a cui ambire, la scrittura come strumento di conoscenza e introspezione. Si occupa di volontariato. Estroversa e sognatrice, crede negli ideali che danno forma al sociale.