Attualità

Henry Kissinger, la mia ‘favola”

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Anna Tortora

Si è spento, nella sua casa in Connecticut, l’ex segretario di Stato americano Henry Kissinger; lo scorso maggio aveva spento 100 candeline.

“Voglio ricordare Kissinger, Premio Nobel per la pace, come un amico dell’Italis e sostenitore convinto delle relazioni transatlantiche. Un pilastro della diplomazia, i giovani impareranno dai suoi scritti l’arte del dialogo e del negoziato sempre per il bene degli equilibri globali.”
Antonio Tajani, ministro degli esteri
“Henry Kissinger è stato una delle menti più lucide e brillanti dell’ultimo secolo, su cui ha lasciato una traccia evidente, un moderno Machiavelli.
Protagonista della diplomazia contemporanea, dal ritiro americano dal Vietnam alla distensione con la Cina, Henry Kissinger ha dato fino all’ultimo un originale e lucido contributo alle scienze politiche, storiche e sociali e i suoi scritti, ultimo quello sull’intelligenza artificiale, continueranno ad esercitare una grande influenza sulla politica e sulla diplomazia delle grandi nazioni.”
Maurizio Lupi, Noi Moderati
Un diplomatico, un premio Nobel. Lodato da tanti, odiato dalla sinistra.
Kissinger era un Repubblicano, una mente brillante, uno che non ha esitato a perseguire il bene. Machiavellico forse più di quanto si dica, non ambiguo, non subdolo.
Da bambina, frugando in libreria, trovai il libro scritto da lui, “Anni di crisi” che mio padre regalò a mia madre essendo lei una fan di Kissinger. Ero, come tutti i bimbi a 7 anni, ossessionata sulla veridicità delle favole. Chiunque si accingesse a raccontarmi una storia, veniva destinato a un severissimo scanner linguistico, semantico, labiale. Sì, perché fissavo persino il movimento delle labbra, semmai lo sventurato di turno si sognasse di interpretare male parole come buio, bosco, ululati e via dicendo. Ed io pensavo che questo libro (un manuale di più di 1000 pagine) fosse una favola. Ancora non so perché ne fui attratta, forse perché in casa sentivo parlare di Kissinger come di una figura mitologica…  Cominciai a leggere, troppo complicato per una bambina, ma fantasticavo. Tutto doveva aderire a un copione, che naturalmente Henry riusciva a rispettare secondo le mie gigantesche aspettative.
Quel libro, per me, era una favola, una storia surreale ma non fasulla, anzi, raccontava una verità lampante.
I miei genitori mi dissero che non potevo capirlo e che avrei dovuto leggerlo da grande.
Ed io risposi, “Ma è la mia favola, non la vostra”.
Riposa in pace Henry

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Anna Tortora

Nata a Nola. Si è laureata alla Pontificia facoltà teologica dell'Italia meridionale. Le sue passioni sono la politica, la buona tavola, il mare e la moda. Accanita lettrice, fervente cattolica e tifosa del Milan.