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Fiducia Governo: il Senato approva con 115 sì, 79 no, 5 astenuti

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Il governo di Giorgia Meloni ha ottenuto la fiducia al Senato. Dopo il semaforo verde alla Camera, è arrivato l’ok anche a Palazzo Madama. In Aula, 200 presenti. I votanti sono stati 199. I favorevoli sono stati 115, i contrari 79. Gli astenuti sono stati 5.

“Anche il Senato ha votato fiducia al Governo. Abbiamo presentato in campagna elettorale un programma chiaro e dettagliato. Manterremo gli impegni: il vincolo tra rappresentante e rappresentato è l’essenza della democrazia. Subito al lavoro per rispondere alle urgenze dell’Italia”, ha scritto su twitter Meloni che, lasciando palazzo Madama, ai giornalisti che le hanno chiesto se fosse soddisfatta, ha risposto: “Beh, ovviamente…”. 

Meloni, prima del voto, ha replicato agli interventi dei senatori. Nell’intervento di circa 45 minuti, la leader di Fratelli d’Italia ha toccato una serie di temi: tetto ai contanti, flat tax, energia. E poi salario minimo, Pnrr, covid. Confermata, in particolare, l’intenzione di alzare il tetto del contante, come prospettato da una proposta di legge della Lega. “Sul tetto al contante c’è stata discussione ideologica, collegando il tema all’evasione, ma non c’è correlazione con il sommerso, ‘ci sono paesi in cui il limite non c’è, ma l’evasione fiscale è bassissima’, sono parole di Pier Carlo Padoan, ministro del Pd e io sono d’accordo con lui”, ha detto. “La Germania non ha un tetto, l’Austria pure”. “Tema tecnico, la moneta elettronica non è moneta a corso legale, penalizza i più poveri, per questo dico che metteremo mano al tetto al contante”.

Sulla flat tax “non comprendo la critica con il tetto a 100mila euro. Io ho fatto due proposte: una sul regime forfettario, l’altro sulla flat tax incrementale, al 15% su quanto ho dichiarato in più del triennio precedente”. “E’ un segnale di merito, chi ha fatto di più è giusto che venga premiato”, ha detto rivolta al senatore Mario Monti. “La tassa piatta va bene per gli ipermilionari, ma non per le partite Iva?”, ha chiesto poi il premier, riferendosi alla proposta del Pd che “l’ha proposta per chi faceva rientrare i soldi dall’estero”.

“L’energia è una nostra grande priorità: prima di cercare nuove risorse, bisogna fermare gli speculatori, ci sono cose che si possono fare a livello europeo e a livello nazionale. Continueremo a incalzare l’Europa a dare risposte comune, se non sarà l’Europa penseremo al disaccoppiamento del prezzo” di energia elettrica e gas. Meloni ha fatto riferimento quindi all’”emergenza, immediata che ci impegna: penso che occorra lavorare con puntualità per aiutare le imprese e le famiglie, recuperando le risorse dagli extraprofitti e dall’extragettito”.

“Il contrasto al lavoro povero è una priorità per tutti noi. Ma bisogna capire quale è il modo migliore per farlo. Io penso che il salario minimo legale rischi di non essere una soluzione a questo problema ma piuttosto uno specchietto per le allodole perchè tutti sappiamo bene” che ci sono “contratti collettivi nazionali che hanno già dei salari minimi”, ha detto.

Sul Pnrr “è stato detto che siamo tornati indietro: ‘non volete più stravolgerlo’. Se mi mostrate la dichiarazione in cui io avrei detto che intendevo stravolgere, vi sarò grata. Noi abbiamo detto una cosa molto chiara, mai che andasse riscritto o stravolto, ma che, sulla base dell’art. 21 del Next Generatio Ue, che consente di fare aggiustamenti con un cambiamento degli scenari, bisognava valutare se questi scenari sono cambiati. Quali? Quando è stato scritto non c’era la guerra in ucraina, non c’era la questione energetica e il rincaro delle materie prime. E’ quindi lecito o no ragionare se interventi più efficaci?”, ha affermato.

Netta la posizione del premier sulla guerra tra Ucraina e Russia. “Spero e lavoro per giungere a una pace giusta, ma dobbiamo capirci su come ci si arriva, non si fa sventolando bandiere arcobaleno nelle piazze. In Ucraina è guerra di aggressione che non possiamo accettare, chi come me crede nella legittima difesa, non credo che ci convenga un modo in cui chi ha più forza militare invada un vicino”, ha detto.

“Gli ucraini si sono difesi, è stato più forte del resto, l’unica possibilità di favorire un negoziato è che ci sia un equilibrio tra le forze in campo, la pace si ottiene sostenendo l’Ucraina, consentendogli di difendersi, è la geopolitica”, ha avvertito.

Sul tema della armi ha aggiunto: “Se l’Italia si girasse dall’altra parte il resto dell’occidente continuerebbe a mandare le armi, la sola Gb manda più armi di tutto l’occidente, cambierebbe quindi non l’esito della guerra, ma la nostra credibilità”.

Al Senato, dopo 9 anni, è tornato Silvio Berlusconi. L’ex premier, nella sua dichiarazione di voto aperta dall’annuncio della nascita del 17esimo nipotino, ha rivendicato il ruolo di ‘padre fondatore’ del centrodestra, lasciando intendere che si ritaglierà ancora il ruolo di kingmaker: “E’ una coalizione a cui ho dato vita 28 anni fa e ha scritto pagine fondamentali nella storia della Repubblica. Ha realizzato una democrazia compiuta, di tipo europeo, basata sull’alternanza tra due parti, legittimata dal voto degli italiani…”. Berlusconi ha ricordato, di fatto, di aver ‘sdoganato’, in particolare, chi oggi si trova alla guida di palazzo Chigi: “Se oggi, per la prima volta, al governo del Paese, per decisione degli elettori, c’è un esponente che viene dalla storia della destra italiana, questo si è reso possibile, perché 28 anni fa è nata una coalizione plurale, nella quale la destra e il centro insieme, hanno saputo esprimere un progetto democratico di governo per il nostro paese…”.

 

Redazione

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