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INTERVISTA – Sanremo 2020, Marco Sentieri: “Con Billy Blu all’Ariston sogno di arrivare a tutti i genitori e adolescenti contrastando il bullismo”

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Napoli, 26 gen. – È giovane e motivato Marco Sentieri, l’artista di Casal di Principe arrivato prima a Sanremo Giovani, per poi approdare ufficialmente sul palco dell’Ariston il 4 febbraio.

Il suo brano ‘Billy Blu’ contro il bullismo racchiude tutto ciò che Marco è: padre, uomo, musicista, osservatore attento della realtà, letta con profonda semplicità.

Rappresenta un monito per le nuove generazioni e i loro genitori che soffrono per bullismo tra delusioni, traumi e ghettizzazioni.

É invito forte a comunicare  senza abbassare la guardia, usando la forza delle parole e della dignità per riscattarsi.

Sentieri lo interpreta con grande compenetrazione, ponendosi come il fratello maggiore che dá consigli in musica.

Lo fa carico dell’ esperienza che lo ha portato di piazza in piazza negli anni, ad avere un contatto diretto con la gente che oggi lo sostiene.

Sará perché ha iniziato a suonare a 16 anni, sarà perché alle spalle ha una lunga gavetta che lo ha spinto a 17 anni a vincere Sanremo giovani rock, approdando poi nel 2016 in Romania ad X Factor, o perché da buon napoletano il ritmo lo possiede dentro, indiscutibilmente in Marco Sentieri abita un villaggio di note e generi musicali che lo rendono artista aperto a diverse istanze, stimoli e messaggi.

Al Festival dopo la lunga trafila televisiva tra televoto ed esibizioni, Marco arriva con una consapevolezza: diffondere il messaggio di Billy Blue in maniera capillare.

– Marco, Billy Blu ha superato lo scoglio di Sanremo Giovani ed ora ti condurrà in gara al Festival dal 4 febbraio. Che emozioni provi?

Le emozioni sono indescrivibili; sono ancora frastornato. È un momento in cui sono molto concentrato nel divulgare l’importanza del messaggio che canto a Sanremo. Però devo confessarti che ora, come nell’istante in cui hanno decretato il mio nome passato ufficialmente in gara al Festival, un brivido mi percorre la schiena e mi induce a vivere questa esperienza con la bellezza di un sogno che si è realizzato, perché Sanremo era il mio grande sogno!

– Quanta responsabilità avverti nel cantare un testo che parla di bullismo?

Tanta e non smetto di ripeterlo. Sono un padre, ma sono stato bullizzato anche io da bambino alle elementari e so cosa si prova. Dopo la partecipazione a Sanremo Giovani mi arrivano ogni giorno lettere o messaggi di ragazzi e genitori che mi raccontano le loro difficoltà nel gestire atti di bullismo. Vedi, anche le famiglie hanno bisogno di supporto; anche gli adulti che vengono bullizzati sul luogo di lavoro e di cui sto raccogliendo le storie. Una ragazza in particolare giorni fa mi ha scritto la sua di esperienza e mi ha toccato talmente tanto che credo le dedicherò una canzone, scrivendone un testo. I giovani mi ringraziano per essermi dedicato a questo tema. Mi dicono: “Marco, anche io ho trovato la forza di reagire”.

– Parliamo del tuo approccio al testo. Come Come ti sei avvicinato a Billy Blu?

Stavo valutando diversi testi da poter presentare a Sanremo; quando ho letto Billy Blue non sapevo nemmeno che fosse stata scritta da Giampiero Artegiani…mi è arrivata subito una grande emozione ed ho scelto che questa sarebbe stata quella da presentare  a Sanremo! Oggi sono fiero di una tale scelta.

Il tuo brano speri abbia lunga scia dopo il Festival? Potrebbe diventare un film?

Billy Blu non è un semplice testo, è un progetto da portare avanti per me e per il mio team. Con il mio Producer, l’ufficio stampa etc., intendiamo fare arrivare a tanti giovani il nostro messaggio. Giorni fa ho pubblicato su Instagram un fumetto regalatomi da un bambino che ha disegnato Billy Blu con i suoi personaggi e i suoi colori. L’idea di poterne fare un film ci è balenata per un attimo, lo confesso. Ora siamo impegnati nel Festival, ma se un giorno Billy Blu arrivasse al cinema, si realizzerebbe un altro sogno che mi lascerebbe senza fiato.

– Nella tua anima c’è un intero villaggio sonoro. Quali artisti porti con te fuori e dentro Sanremo in viaggio verso la musica?

É vero, in me c’é un villaggio musicale. Amo Pino Daniele; in particolare sono legatissimo a due sue canzoni che mi hanno permesso di arrivare in Romania e vincere ad X Factor: ‘Yes I Know’ e ‘A me me piace o blues’. Sono vicino a Pino sentimentalmente parlando, ma adoro anche Rino Gaetano, Lucio Battisti e ancora Caparezza, Clementino, Mahamood, Marracash. Ascolto tanto e mi avvicino a diverse sonorità. Napoli però resta nel cuore con Pino e nel mio prossimo lavoro ci sarà anche una dedica a questa splendida città.

– Dopo Sanremo che ascolteremo di tuo?

Sto preparando un album che prima dell’estate potrebbe uscire. All’interno oltre ad un omaggio a Napoli, ci saranno tanti temi sociali, dedicati a tutte le fasce di età: adolescenti, adulti, genitori; parlerò anche d’amore…compirò insomma un percorso nella vita a 360 gradi.

Alle spalle hai molta gavetta. Cosa rappresenta ora per te Sanremo?

Sanremo è arrivato in un momento in cui avevo quasi deciso di lasciare andare il sogno di arrivare lontano con la mia musica. Mi stavo abituando all’idea di cantare nei club, nelle feste, nelle piazze. Ho mangiato tanta polvere prima di arrivare qui e non è stato per niente facile a volte cantare solo davanti a 30 persone. Però sono stato sempre felice di fare musica perché mi ha permesso di vedere e vivere il mondo in modo diverso. Sono di Casal di Principe, dello stesso quartiere di Don Peppe Diana e all’oratorio mi sono avvicinato al canto. Grazie ad esso io ho condotto una vita gioisa, ma tanti ragazzini del mio quartiere sono stati invece inghiottiti in un vortice di negatività da cui non sono più usciti. Per questo ringrazio la mia città che mi inorgoglisce quando mi sostiene con vanto.

Il Festival si prepara a dare il via alla sua musica tra polemiche varie. Qualcosa  da rispondere ai vari detrattori?

Sanremo compie 70 anni. Non ricordo un Festival in cui non ci siano state polemiche. Ma alla fine ha sempre vinto la musica e i messaggi di cui si è fatta portatrice.

Se fossi uno strumento musicale, quale saresti?

Più che uno strumento musicale sarei un bit. E sai perché? Senza il bit che determina l’intervallo dinamico-ritmico, la musica non viaggia. Quindi sarei il segmento portante di ogni strumento o traccia musicale.

Hai iniziato il tuo lavoro a 16 anni. Quali parole rivolgeresti ora al ragazzino di allora e all’uomo di oggi?

L’uomo di oggi darebbe una pacca sulla spalla a quel ragazzino dicendogli ‘Vai avanti’ e quel ragazzino ricambierebbe la pacca sulla spalla all’uomo di oggi, dicendogli ‘Ce l’hai fatta’!

 

 

 

 

 

Pina Stendardo

Giornalista freelance presso diverse testate, insegue la cultura come meta a cui ambire, la scrittura come strumento di conoscenza e introspezione. Si occupa di volontariato. Estroversa e sognatrice, crede negli ideali che danno forma al sociale.