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Cambia l’atteggiamento ma non i risultati. Pareggio interno con la Roma che allontana quasi definitivamente il Napoli dell’Europa

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di Luca Muratgia.

Le sofferenze per i tifosi partenopei sembrano ormai interminabili, nella partita al Maradona contro i giallorossi, i partenopei erano a chiamati a reagire alla mortificante debacle di Empoli dove, probabilmente, si è toccato il punto più basso dell’Intera gestione De Laurentis. Il match giungeva inoltre al termine di una settimana particolarmente tribolata con tanto di ritiro anticipato e poco gradito dalla squadra e con le dichiarazioni in conferenza stampa del tecnico azzurro che, pur riconoscendo le proprie colpe per lo scarso rendimento, ha posto i giocatori di fronte alle rispettive responsabilità. Se è vero, come è vero, che il disastroso percorso intrapreso dalla compagine partenopea risulta frutto di una gestione scellerata ed incomprensibile del periodo post scudetto, è altrettanto vero che un fallimento di tale portata non può esimere da responsabilità nessuna delle parti in causa e, conseguentemente, anche i giocatori che rappresentano il la “parte attiva” dell’intera catena. La partita contro la Roma, rappresentava l’ultima chance per restare attaccati al treno che conduce all’Europa e che termina con un inutile pareggio che allontana forse definitivamente, il Napoli dall’unico obiettivo rimasto, ovvero una qualificazione all’Europa League, obiettivo che, ad inizio campionato era da considerarsi a, giusta ragione, un fallimento in piena regola. Obiettivo minimo che attualmente evidenzia il ridimensionamento delle aspettative per una squadra che, appena un anno fa, si accingeva a conquistare il terzo tricolore della sua storia. La partita è stata disputata su buoni livelli, con aggressività, intensità e voglia di ottenere il risultato pieno; ma il tutto è stato vanificato dalle solite, endemiche lacune che hanno caratterizzato tutto il doloroso percorso da settembre alle partite attuali e che, probabilmente anzi quasi sicuramente, accompagnerà la squadra fino alla conclusione definitiva del campionato. Inutile giocare con ardore, con carattere e voglia quando si continuano a fallire e a sciupare inopinatamente occasioni clamorose, Almeno 13 palle gol pulite, nitide, sono state gettate alle ortiche in maniera sconsiderata. Inutile scendere in campo con l’atteggiamento sopra descritto se poi, in difesa si riscontrano errori da squadra di categoria inferiore come quello di Juan Jesus (si, ancora lui) che ha determinato il vantaggio capitolino su rigore realizzato da Dybala o come l’evidente errore di posizione dell’intera retroguardia in occasione del definitivo 2-2 realizzato da Abraham  al suo rientro sui campi di gioco dopo più di un anno dall’infortunio. Ovviamente niente di personale nei confronti del difensore brasiliano che l’anno passato, quando chiamato in causa, ha fornito un ottimo contributo alla causa partenopea, per il trionfo finale, ma pare ormai evidente che i suoi errori individuali, hanno tolto alla squadra azzurra troppi punti. Va inoltre evidenziato come, dopo il sopra descritto vantaggio giallorosso, la reazione degli uomini di Calzona è stata veemente, con il pareggio quasi immediato realizzato dal redivivo Oliveira e il vantaggio all’84 realizzato da Osimhen per un evidente fallo su Kvaratskhelia su cui l’incerto arbitro aveva colpevolmente sorvolato salvo poi essere richiamato dal VAR. Sembrava che le indicibili sofferenze patite in questa stagione potessero essere lenite da un successo casalingo di prestigio che  mancava dal 3 marzo che avrebbe, tra l’altro, alimentato in extremis le residue speranze di una qualificazione europea. Ed invece niente, sugli sviluppi di un calcio d’angolo, come sopra citato, Abraham da solo, indisturbato nel bel mezzo dell’area di rigore, realizza comodamente di testa il 2-2 che si rivelerà poi definitivo. Mancano ancora tre giornate al termine di questo catastrofico campionato e, per quanto visto finora, non ci si può aspettare assolutamente nulla.